Preistoria e Protostoria

Il nucleo originario delle collezioni preistoriche del Museo si formò tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, in un momento particolarmente felice per gli studi di settore, supportati dalla nascita e dal progresso di nuove scienze, quali la geologia, la paleontologia e la paletnologia. Materiali archeologici riferibili alle più remote fasi della storia dell’uomo iniziarono a confluire presso l’istituto da tutta l’Italia meridionale, in seguito a scavi regolari, interventi d’emergenza susseguenti a scoperte fortuite o ad attività clandestine, acquisti e donazioni. Questi reperti costituirono la base per la prima esposizione permanente dedicata alla Preistoria, inaugurata nel 1908 in due ambienti situati al piano seminterrato e poi ampliata nel 1934, con due ulteriori sale.
Nei decenni successivi, le conquiste della ricerca archeologica e il notevole incremento delle collezioni resero auspicabile un rinnovamento del percorso espositivo, che si tradusse in un imponente riallestimento eseguito nel 1995, quando la sezione fu incentrata sulla Preistoria della Campania e fu spostata nella sua attuale collocazione.
Dalla fine degli anni ‘90 del Novecento i nuovi apporti iniziarono a ridursi drasticamente, in seguito alla nascita di una serie di musei del territorio e al conseguente deposito in sede periferica dei rinvenimenti, per poi arrestarsi definitivamente con la trasformazione del MANN in istituto autonomo nel 2014. Le più recenti acquisizioni dell’archeologia preistorica campana e l’evoluzione delle strategie di comunicazione del Museo hanno motivato un ulteriore intervento di aggiornamento contenutistico e di adeguamento dell’apparato grafico e didascalico, realizzato nel 2020.

L’attuale itinerario di visita si sviluppa su tre livelli, secondo un criterio prioritariamente cronologico e in secondo ordine topografico. La sala d’ingresso (CXXVIII), accessibile dal Salone della Meridiana, ha una funzione introduttiva e fornisce, oltre a una sintetica storia delle collezioni e degli allestimenti pregressi, i riferimenti essenziali di orientamento concettuale, geografico e temporale.
Il percorso vero e proprio parte dal livello superiore (sale CXLVIII-CXLIX), dedicato alla Preistoria propriamente detta: il Paleolitico, cui risalgono le più antiche attestazioni di piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori, è presentato mediante i reperti provenienti da Capri e dalla Valle del fiume Volturno; il Neolitico, caratterizzato dal passaggio al sedentarismo e a un’economia produttiva, è raccontato attraverso le evidenze dalla Grotta delle Felci a Capri e da Ariano Irpino; dell’Eneolitico, con la sua particolare attenzione per la cultura della morte, ci parlano le necropoli di Paestum, Mirabella Eclano, Piano di Sorrento e Pontecagnano, oltre ai reperti dall’abitato di Licola.
I due livelli inferiori sono invece dedicati alla Protostoria. Le varie fasi dell’età del Bronzo sono illustrate nel livello intermedio attraverso i siti di Palma Campania, Monte Camposauro e Ariano Irpino (sale CXLV), le tombe di Murgia Timone (sala CXLVI) e l’insediamento di Vivara (sala CXLVII), aperto a contatti con il mondo egeo e miceneo. Un focus sui contesti in grotta di Pertosa e Zachito è sviluppato nella sala CXXVII e apre il livello inferiore della sezione, dove la narrazione si conclude con l’età del Ferro: a tale periodo si riferiscono i corredi funebri provenienti dai due principali centri della Piana Campana, Capua e Cuma (sala CXXVII), nonché da una serie di centri che gravitavano nelle rispettive sfere d’influenza: Calatia, Suessula e gli abitati della valle del Sarno (sala CXXVI).

secondo piano
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