Plastico di pompei

Inaugurato nel 1879, il plastico di Pompei offriva al pubblico una visione in miniatura della città di Pompei secondo quanto gli scavi archeologici avevano rivelato fino ad allora. Successivi ampliamenti, intervenuti nei primi decenni del ‘900, gli hanno poi conferito la conformazione attuale. La sua ideazione si deve alla mente lungimirante di Giuseppe Fiorelli, direttore degli scavi di Pompei dal 1861 e del Museo dal 1863 al 1875, che ne affidò la prima realizzazione a Felice Padiglione, figlio di quel Domenico che tra il 1820 e il 1822 aveva eseguito per il Real Museo i modelli in sughero dei templi di Paestum e di diversi monumenti vesuviani, come la Villa di Diomede, il Tempio di Iside e il Teatro di Ercolano.

Vero prodigio della tecnica del tempo, il plastico riproduce con precisione millimetrica in scala 1:100 la pianta urbana di Pompei e i singoli edifici, di cui rende con minuzia gli apparati decorativi e gli arredi, impiegando quali materiali principali il sughero, il legno e la carta. Un compensato di legno ne costituisce infatti la base mentre il sughero dà forma a tutte le strutture murarie, variamente curvato e lavorato per rendere gli effetti delle diverse tecniche antiche. La carta è invece utilizzata quale base sia per i piani pavimentali, dove tessera per tessera sono riprodotte le decorazioni a mosaico, sia come fondo per le decorazioni pittoriche parietali. Gli affreschi che decoravano gli ambienti interni, inclusi volte e soffitti, furono eseguiti a tempera su un sottile strato di calce nelle fasi più antiche di lavorazione mentre in quelle più recenti furono realizzati con colori diluiti o acquerelli. Essi rendono perfettamente sia la ripartizione della parete secondo i diversi stili pittorici sia i soggetti rappresentati, che appaiono riconoscibili anche in scala così ridotta. Stucchi e gessi riproducono invece gli arredi di marmo, come fontane o tavolini.

Il risultato finale consente all’osservatore di abbracciare con un unico sguardo buona parte della città antica, di riconoscere agevolmente sia l’articolazione dello spazio urbano sia la composizione interna dei singoli edifici pubblici e privati. Non da ultimo, il plastico costituisce una testimonianza insostituibile per ricostruire la storia degli scavi di Pompei e per identificare ancora oggi ciò che si può essere perso nel tempo.

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