Collezione Farnese
La collezione Farnese, forse la più celebre tra le raccolte romane di antichità, affonda le sue radici in pieno Rinascimento. Deve il suo costituirsi alla tenace politica di acquisizioni portata avanti dalla potente famiglia romana che impreziosì le proprie dimore con autentici capolavori dell’arte antica ottenuti mediante ricerche sul mercato antiquario, requisizioni e scavi archeologici. Ne fu iniziatore Alessandro Farnese, asceso al soglio pontificio come Paolo III nel 1534, e fu poi ulteriormente arricchita dall’opera dei suoi nipoti, i cardinali Alessandro e Odoardo, che incamerarono cospicui lasciti. Tra questi, la celebre tazza in agata sardonica che era giunta in possesso di Margherita d’Austria, vedova di Alessandro dei Medici e Ottavio Farnese, e la raccolta di Fulvio Orsini, numismatico, bibliotecario e antiquario di fiducia dei Farnese, che era stato a sua volta un appassionato collezionista di gemme, busti, monete e libri antichi.
Altri percorsi familiari mossero la collezione verso Napoli: Carlo III di Borbone, re di Napoli dal 1734 al 1759, la ereditò infatti dalla madre Elisabetta, moglie di Filippo V di Spagna nonché ultima discendente dei Farnese. Fu però solo il suo successore, il figlio Ferdinando IV, a curarne l’effettivo trasferimento a Napoli facendone il tratto distintivo del nascente museo insieme ai reperti provenienti dai siti vesuviani.
L’attuale programma espositivo del MANN ripercorre le vicende collezionistiche dei Farnese tra volontà di autocelebrazione e cultura antiquaria. Ove possibile, ricompone gli originari contesti espositivi così come dovevano essere concepiti nelle residenze di famiglia, dall’omonimo palazzo in Campo dei Fiori, con le sue gallerie di ritratti imperiali e la galleria affrescata dai Carracci, alle ville, tra cui la cosiddetta Farnesina e villa Madama, per finire con gli Orti Farnesiani sul Palatino. Singole sezioni sono dedicate a temi e interessi specifici, come le serie dei filosofi e degli uomini illustri, o a momenti fondanti della collezione, come lo scavo realizzato presso le Terme di Caracalla a partire dal 1545, che suscitò la meraviglia del tempo portando alla luce sculture come il Toro e l’Ercole. Un percorso a parte è poi dedicato alle gemme, distinte in base ai temi e ai diversi nuclei collezionistici.