Campania romana. Sculture e pitture da edifici pubblici

L’esposizione si sviluppa sull’intera ala occidentale del piano terra (circa 2000 mq), nelle sale decorate da artisti come Giuseppe Abbate (1864) e Fausto Niccolini (1866-1870). Architettonicamente i vasti ambienti si caratterizzano per le grandi colonne divisorie in marmo e le volte decorate ad affresco e stucco.

La sezione ripercorre le vicende di alcuni centri della Campania romana analizzandone i contesti pubblici. I confini della regione antica coincidono solo parzialmente con quelli attuali: della Campania, ad esempio, faceva parte il Lazio meridionale (attuale provincia di Latina). L’arco cronologico dei materiali esposti si estende dal II secolo a.C. al III secolo d.C. Nelle sale sono presentate non solo le sculture di marmo e di bronzo, ma anche i rivestimenti parietali, le epigrafi, gli elementi architettonici e di arredo che decoravano gli edifici pubblici e i monumenti funerari scoperti tra il XVIII e il XX secolo negli scavi delle città vesuviane, dell’area flegrea e della Campania interna. A questi luoghi si aggiungono pochi, ma significativi, rinvenimenti da altri siti del Lazio e dell’Italia meridionale che facevano parte del Regno di Napoli. Le sale sono allestite privilegiando il contesto di rinvenimento, superando il criterio della divisione per classi di materiali degli allestimenti storici del Museo: per la prima volta, dopo secoli, gli elementi decorativi sono proposti nella loro associazione originaria all’interno degli edifici nei quali si svolgeva la vita pubblica, sia civile che religiosa.

Il percorso comincia idealmente nel portico, con accesso a sinistra dell’atrio (sala XXX): per l’allestimento sono stati selezionati elementi scultorei da Pozzuoli (l’antica Puteoli) e dalla necropoli di Pompei. Nelle sale che prospettano all’interno del portico (XXXII-XXXIV) sono allestiti i materiali flegrei di Cuma e Baia.

Si prosegue con i reperti dall’area vesuviana, distinti per contesti: il Foro triangolare di Pompei e la zona che gravita attorno al Foro civile. Nelle sale che prospettano sul braccio occidentale del portico (XXVIII-XXXIX) prosegue l’allestimento dei materiali pompeiani: il Foro civile, il tempio di Giove, la Basilica, l’edificio di Eumachia e gli edifici dedicati al culto imperiale.

Un approfondimento speciale è stato dedicato ad Ercolano (portico XXXV, sale XL-XLII): il Foro, la famosa quadriga in bronzo, che probabilmente era collocata sull’arco quadrifronte che si ergeva davanti alla Basilica Noniana; il teatro e l’Augusteum.

Nella sala che fa da snodo al braccio settentrionale del portico (XLIV) sono ospitate le sculture da Formia.

Sul portico settentrionale (XLV), dedicato a sarcofagi e urne, prospetta la sala dedicata all’antica Capua, attuale S. Maria Capua Vetere, nella quale si possono ammirare le sculture che decoravano l’Anfiteatro Campano in età antonina. L'allestimento segue il principio tematico scelto da Michele Arditi per il cosiddetto Gabinetto delle Veneri, adottando l'eros come fil rouge delle opere esposte (Afrodite, Adone, Ganimede e altre rappresentazioni degli amori di Zeus).

La sala più interna (XLVIII) ospita sculture da città del Lazio meridionale, quali Cassino, Fondi e Minturno, che in età romana, nell’ambito della divisione territoriale in regiones operata da Augusto, erano comprese nella regio I Latium et Campania.

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